Natale.
“Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose,
E la notte era a metà del suo rapido corso,
La tua parola…discese sulla terra…”
(Sapienza 18, 14-15)
Il nostro è un tempo di rumore. I giorni passano tra dissensi, attacchi, scontri: parole urlate. Non ci sono spazi risparmiati alla necessità di un nemico da aggredire: l’alienus non sarà mai alter.
Ogni uomo che si dà al molto parlare, anche se dice cose degne d’ammirazione, sappi che è vuoto dentro. (Isacco di Ninive I,65).
Il nostro è un tempo di identità fragili, incapaci di ascoltare: il rumore non permette di ascoltare neppure se stessi.
Per poter ascoltare, comprendere e accogliere è necessario il silenzio, tanto raro, ormai. E’ difficile il silenzio. Il primo grado della saggezza è saper tacere: il secondo è saper parlare poco e moderarsi nel discorso (Joseph Antoine Touissant Dinouart). Il saggio è chi sa tacere e, quindi, sa ascoltare. Il parlare viene dopo. L’urlare, mai.
Quale miglior invito al silenzio della Natività? Un Bambino che nasce è vita, bellezza e sacralità.
Per questo Natale auguro il dono del silenzio: il silenzio che ritempra, libera, rasserena e permette l’ascolto. Il silenzio di cui abbiamo bisogno tutti, soprattutto in questo faticoso momento storico.
Auguro a tutti noi di essere strumenti di silenzio e di pace, di avere il coraggio dell’ascoltare e dell’accogliere. Auguro un Santo Natale.