Crisi energetica-Come l’Italia può affrontare le carenze di gas
“Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato.” Lo ha affermato il premier Mario Draghi lo scorso 25 febbraio nell’informativa sul conflitto Russia-Ucraina.

Negli ultimi anni la situazione energetica italiana deriva al 40% dal gas naturale ed il conflitto Russia-Ucraina ha messo in evidenza le forti dipendenze che l’economia italiana ha per il gas russo. In particolar modo, soltanto nel 2021 l’Italia ha importato dalla Russia il 38,2% del gas che consuma, ovvero 29,07 miliardi di metri cubi.
Data la situazione geopolitica critica, le misure energetiche del governo per affrancarsi dal gas russo risiedono nella diversificazione. Di fatto il presidente del consiglio si auspica di non dover mettere in atto tali misure che consistono in una maggior flessibilità dei consumi, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico. Il governo è già al lavoro per aumentare le forniture alternative, andando ad intensificare le importazioni di GNL (gas naturale liquefatto) con gli Stati Uniti ed incrementando i flussi dei gasdotti provenienti dall’Azerbaijan, Algeria e Libia. Nelle dichiarazioni di Draghi non vengono però indicate le energie rinnovabili tra le possibili soluzioni, poiché tali fonti richiedono tempi di messa in opera molto lunghi anche se, come confermato dal premier, sono la più valida alternativa energetica per il futuro.
In condizioni di emergenza le misure prevedono anche la riapertura delle centrali termoelettriche a carbone. Di fatto lo scorso dicembre è stata riattivata la centrale Enel a La Spezia, per la quale era stata avviata la conversione da carbone a gas naturale mai conclusa. Il ritorno al carbone risulta essere un duro colpo per l’impatto ambientale e per i piani dell’Italia di abbandonare il carbone entro il 2025.
Ionut Vlase 5B