Trent’anni dalla Strage di Capaci

Il ricordo di due uomini che si sono sacrificati per un bene più grande

Il 23 maggio ricorre il trentesimmo anniversario della morte del magistrato Giovanni Falcone, che rimase vittima insieme alla sua cara moglie Francesca Morvillo e tre uomini della sua scorta nella strage di Capaci. Dopo soli due mesi venne ucciso anche il suo collega e amico Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta nella strage di via D’Amelio.

Sono passati trent’anni, ma, il messaggio che i due magistrati lasciarono è ancora vivo nell’immaginario collettivo. Insieme a loro si ricordano però anche tutti coloro che per lotta per la legalità hanno dato la vita, ricordandoci la necessità di combattere per essa, ogni giorno.

Giovanni Falcone era un visionario, e nemmeno quell’atroce e spaventoso pomeriggio del 23 maggio del 1992 ha messo fine alla lotta contro la malavita che, assieme a Paolo Borsellino, aveva cominciato e portato avanti sino all’ultimo respiro. Il loro messaggio di legalità e il ricordo di tutte le vittime, strappate alla vita dall’attacco di Cosa Nostra, sono ancora vivi negli occhi e nella mente di tutti coloro che non vogliono dimenticare.

Il 16 dicembre del 1987 terminò il maxiprocesso, che vide la condanna di 360 boss mafiosi appartenenti a Cosa Nostra, e poco più di un anno dopo, il 21 giugno del 1989, vi fu il primo tentativo, fallito, di uccidere Falcone con un borsone pieno di tritolo posto a pochi metri di distanza dalla villa affittata dal magistrato.

Ma la mafia non si arrende e il 23 maggio del 1992 ritenta, Falcone era di ritorno da Roma, dove si erano svolte le elezioni per scegliere il superprocuratore che lo vedevano il favorito.

Nel tragitto da Punta Raisi a Palermo, all’altezza dello svincolo autostradale di Capaci, un’esplosione di inaudita potenza investì la Fiat Croma blindata su cui viaggia il giudice Giovanni Falcone e le due auto della scorta. L’attentato di Capaci, nella sua brutalità, ha messo l’intero Paese di fronte a un fatto compiuto: era in atto una guerra nella quale un nemico spietato e feroce aveva in mente di eliminare chiunque tentasse di sconfiggerlo.

Ci furono due processi, più una terza inchiesta poi archiviata sui mandanti, dove si è fatta luce solo in maniera parziale  su chi ha ordinato e chi ha eseguito l’attentato sulla Palermo – Punta Raisi.

Il 15 dicembre del 2000 viene firmata a Palermo la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale a cui aderiscono 189 paesi, i quali si impegnano a recepire nella propria legislazione nazionale misure di contrasto, prevenzione e cooperazione nella lotta contro le mafie. Il percorso per arrivare a questo traguardo parte da molto lontano: fra i primi a teorizzare una collaborazione tra gli Stati, per contrastare l’azione dilagante delle mafie, era stato il capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo, Rocco Chinnici. Dopo l’omicidio di quest’ultimo nel 29 luglio del 1983, a dare seguito alle sue intuizioni sarà Giovanni Falcone, sfruttando i suoi rapporti con l’FBI e con le Procure dei vari paesi europei, perché “Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa”.

Francesca Menegoni 5U